Nel suo pezzo "L’età dell’oro è una boiata. Contro la retorica trentennale del Mundial ’82" Beppe Di Corrado cita la filastrocca più
celebre della storia del calcio italiano, ma la sbaglia. Noi, quelli
veri, quelli che nell'82 eravamo lì come dei pazzi ebbri di una
sensazione che il pallone non ci aveva mai regalato, recitiamo da 30
anni come un mantra la formazione che affrontò il Brasile e non quella
della finale con la Germania. In primo luogo perché era quella la
squadra che ci fece uscire di casa e fece spuntare da chissà dove
migliaia di bandiere italiane impolverate, ma anche perché suona meglio,
più liscia, più lineare. Mi dispiace per lo Zio, ma "Bergomi" in mezzo
toglie lo slancio. Non è un problema di meriti sportivi (onore al merito
al grande Zio), ma di poetica. E il calcio è (anche) poesia. Perciò si
può anche scrivere un pezzo contro di noi retorici dell'82, ci
mancherebbe, ma bisogna dirla giusta la filastrocca... Zoff, Gentile,
Cabrini, (pausa breve), Oriali, Collovati, Scirea, (respiro), Conti,
Tardelli, Rossi, (pausa breve di contemplazione) Antognoni, Graziani. La
formazione di Germania 2006 sta a quella di Spagna 82 come Dario Fo sta
a Montale, Allevi a Chopin, Saviano a Manzoni. Nel merito la questione è
molto semplice. Quelli della mia età erano un po' stufi di sentire
retoricamente decantare Italia-Germania 4-3 e poi la tiritera sulla
balordaggine di Valcareggi che per colpa della staffetta Mazzola-Rivera
ci aveva fatto perdere 4 a 1 la finale con il Brasile. Retorica per
retorica, io preferisco essere retorico su un Mondiale vinto. Poi, siamo
seri, chi se la ricorda per davvero la formazione che ha vinto la
finale del 2006, così, al volo. E' più facile ricordare i nomi dei 7
nani o dei 7 re di Roma. E poi cosa devo pensare di un Mondiale che ha
dato lustro a Cannavaro vincitore del Pallone d'Oro quando è evidenza
non controvertibile che lo meritava Materazzi (ok, questa forse è
troppo, mi scuso, non ho saputo resistere)?
Pubblicato su Hyde Park Corner il 12 luglio 2012