venerdì 19 giugno 2015

Pubblicità eugenetica e morale gender: due casi a confronto

Volete sapere se il bimbo che avete in grembo è sano? Niente di più facile. Non servono più complicati e invasivi esami come l'amniocentesi. Lo potete verificare comodamente con un semplice prelievo di sangue. Qualcosa di molto simile al test di gravidanza.

Una società svizzera, che in modo evocativo si chiama Genoma, specializzata nella cosiddetta medicina predittiva, ha messo in commercio un test per verificare, con un margine di errore dichiarato inferiore allo 0,09%, se il figlio che metterete al mondo sarà o meno affetto dalla sindrome di Down o trisomia 21.
Un grande passo avanti, senza rischi per il feto o per la mamma. Il kit costa solo 720€ e così tutte le future mamme potranno essere tranquillizzate sullo stato del nascituro. Non a caso il nome del prodotto è proprio Tranquility: un metodo di screening facile, sicuro, accurato e, ovviamente, tranquillizzante. Il test deve essere fatto a partire dalla decima settimana di gravidanza, così restano ben 20 giorni per decidere il da farsi (almeno in Italia dove l'aborto è consentito fino al novantesimo giorno): proseguire fino alla nascita del pupo oppure ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza (IGV) se il feto non supera il controllo qualità.

Genoma SA è una ditta seria, seria come lo sono di norma le ditte svizzere. Dicono infatti di sé: «Genoma ha come obiettivo quello di aiutare le persone ad avere una migliore conoscenza della propria salute e di quella del proprio bambino, fornendo prodotti e servizi semplici ed affidabili ai genitori.» Inoltre «Genoma ti aiuta a prendere in tempo la decisione medica più opportuna. Tu e il tuo bambino sarete così in grado di ricevere immediatamente cure mediche adeguate per vivere una vita migliore e in salute.» La società dichiara anche i propri valori: «Come azienda svizzera, la qualità è per noi più di un valore, è il nostro stile di vita. Per i nostri test selezioniamo le tecnologie più avanzate, utilizziamo le più recenti scoperte mediche e seguiamo i più elevati standard di qualità disponibili.» Indubbiamente c'è da fidarsi, questi sanno il fatto loro.

Ma la pubblicità è l'anima del commercio e quindi ogni tanto, per vendere, non basta dimostrare che il proprio prodotto è il migliore, che la qualità è la base del proprio lavoro, che il fatto di avere sede a Ginevra è già di per sé una garanzia. Ogni tanto bisogna sporcarsi le mani con la maledetta réclame. E' quello che ha fatto Genoma che per pubblicizzare Tranquility ha fatto intallare dei grandi banner sui muri di un palazzo di Madrid.


Lo vedete il viso di quella bellissima bimba coi capelli rossi che appare sul banner? Non vi sembra tranquillo? Sta guardando la sua mamma che le scatta la foto. La sua espressione mi ha colpito, forse perché è la stessa che hanno i bambini quando ti guardano con sufficienza e sembrano dire «Mah, 'sti adulti proprio non li capisco, mi sembrano un po' cretini...». Però il suo volto esprime anche tutto il legame con la sua mamma: «Io sono perché ci sei tu, mamma, la mia consistenza è in te, dipendo da te e ogni mio momento è dettato dalla mia appartenenza a te. Per cui, mamma, sto qui come un sasso a farmi fare tutte le foto che vuoi, finché non ti stufi. Occhio però, io sono una bimba e non ho 'sta grande autonomia, può essere che mi stufi prima io...»

La bimba è tranquilla forse perché, nonostante sia affetta dalla sindrome di Down, è nata, la sua mamma l'ha voluta e le vuol bene. Al punto da aver condiviso in rete una delle sue foto preferite tra quelle che le ha scattato. Così, perché una bella foto della propria bambina è una cosa di cui essere un po' orgogliosi.

Immaginate come si è sentita la mamma quando ha scoperto che Genoma le aveva letteralmente rubato la foto per sbattere in faccia al pubblico spagnolo il viso della sua bellissima bimba in una pubblictà dove in sostanza si dice: «Se usate il nostro test potrete evitare errori come questo.» Se al posto della bimba mettete una zanzara e al posto di Genoma scrivete Vape o Raid l'effetto è lo stesso.

La società svizzera ha replicato e si è pure scusata per questa pubblictà eugenetica, ma le scuse appaiono ballerine e inefficaci. Fredric Amar, CEO e fondatore di Genoma e di Esperite (la casa madre), dice che si è trattato di un errore interno di comunicazione, l'immagine non doveva essere esposta a Madrid. Poi spiega anche che la foto era stata scaricata da una banca dati che, in modo apparentemente legale, offriva immagini riutilizzabili. La colpa quindi è di chi ha distribuito la foto, rubata da blog della mamma canadese della bimba dai capelli rossi, senza averne diritto. Amar spiega la leggerezza dei suoi nell'aver usato una foto senza chiedere il permesso all'autore. Un problema di copyright insomma. Ma non spiega perché Genoma avesse bisogno di quella foto, o comunque di una foto di un bimbo o di una bimba down, per pubblicizzare il suo fantastico, innovativo e tranquillizante test.

Dalla lettera scritta dal CEO di Genoma si capisce una cosa. I medici, gli scienziati e i tecnici, non tutti ma certamente quelli di Genoma, pensano che fare figli sia un problema sanitario, un problema da affrontare con la tecnica, la più raffinata, con la serietà e la qualità svizzere. Da un punto di vista della prevenzione (secondo il mai dimenticato adagio "prevenire è meglio che curare") fare un figlio con la sindrome di Down è paragonabile alla presenza di disturbi congeniti del metabolismo (Genoma ha il test Verity per questo), di allergie (Genoma produce Allergy Test) e della giusta dose di Omega 3, gli acidi grassi essenziali e necessari per il corretto sviluppo del cervello e del sistema nervoso del neonato
(anche qui Genoma ha il test giusto). Ah, quelli di Genoma amano i bambini. L'unico scopo del test Tranquility è ridurre il numero di interventi invasivi che possono mettere a rischio il feto. Evidentemente quando quelli di Genoma hanno pensato alla loro mission hanno dimenticato il buon senso: con il loro test non invasivo non mettono a rischio il feto, creano proprio le condizioni perché il feto non arrivi a vedere la luce, specialmente se nascerà down.

C'è un'altra importante società che ha a cuore la tranquillità delle mamme. E' la Kimberly-Clark, multinazionale statunitense tra i leader mondiali di prodotti in carta. Quotata in borsa a New York tra le prime 500 dell'indice S&P 500, con un fatturato di circa 19 miliardi di dollari e circa 43.000 dipendenti, la Kinberly-Clark produce prodotti "essenziali per una vita migliore" e in modo sostenibile. Per fare carta evidentemente tagliano un mucchio di alberi, ma si dimostrano attenti all'ambiente, ci mancherebbe altro. Tra i tanti marchi con cui commercializza nel mondo i suoi prodotti (tra i quali i fazzoletti Kleenex, la carta igienica Cottonelle, i rotoli Scottex), Kimberly-Clark produce anche pannolini. Il marchio che usa è Huggies, ma in realtà sono i vecchi pannolini Lines, quelli della celebre pubblicità dell'ippopotamo, rilevati da Kimberly-Clark che ha lasciato il marchio Lines al Gruppo Angelini per la produzione di assorbenti intimi.

Huggies ha avuto una bella idea, non originale peraltro perché ci aveva già pensato anni fa un altro produttore. Fare pannolini a misura di bimbe e di bimbi. Sì, perché pare proprio che i maschietti facciano la pipì davanti e le femminucce la facciano un po' più dietro. I pannolini Huggies Bimbo piacciono a Topolino, gli Huggies Bimba piacciono a Minnie.

C'è da dire che l'idea sembra un po' stupidotta, ma le vie del marketing sono infinite. Evidentemente secondo gli esperti commerciali della Kinberly-Clark conviene produrre e distribuire due tipi di pannolini diversi, con tutte le taglie necessarie alle varie età, per sconfiggere la P&G che con i suoi Pampers si mantiene invece salda sull'idea del pannolino unisex. Affari loro, vedremo se il mercato riesce a farsi convincere, anche se qualche dubbio è lecito. Vedremo cioè se le mamme saranno più tranquille utilizzando un pannolino che garantirà la perfetta assorbenza della pipì dei loro figli, maschi e femmine che siano, ma soprattutto la garantirà nel posto giusto.


Chi invece non è tranquilla è la lobby genderista che è riuscita a far esplodere il caso della pubblictà dei pannolini Huggies Bimbo e Bimba considerata sessita. Lo spot, in rotazione sulle reti televisive italiane in questi giorni, insisterebbe troppo sullo stereotipo delle differenza tra maschi e femmine. Nello spot si dice: «Lei penserà a farsi bella, lui a fare goal. Lei cercherà tenerezza, lui avventure. Lei si farà correre dietro, lui invece ti cercherà. Così piccoli e già così diversi.»

A quanto si apprende è stata aperta una petizione in rete per far in modo che quelli di Huggies ritirino lo spot. In molti siti web, blog e testate on-line è stata diffusa la notizia che l'Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria avrebbe ingiunto il ritiro dello spot o almeno lo avrebbe censurato. A onor del vero, al momento, sul sito dell'IAP non risulta nulla, per cui la presunta censura dell'autority non è confermata (anche se il sito dell'IAP è fermo alle decisioni del 29 maggio scorso) e come al solito in rete tutti ripetono le cose come pappagalli senza verificare un bel niente. Rimane il fatto che il polverone è stato sollevato ad arte e che i pannolini sessisti non permetterebbero ai bambini di scegliere. Scegliere cosa? Ma è chiaro, scegliere di essere maschio, femmina, oppore un po' e un po'. Già perché uno che si mette ancora il pannolino dovrebbe, secondo i teorici della parità di genere, poter scegliere il proprio orientamento sessuale. Un maschietto di sei mesi, quindi, sentendosi femmina, sarebbe costretto da Huggies ad indossare un pannolino che se è il Bimbo sarebbe contro la sua naturale scoperta del proprio intimo essere (azzurro), se invece è il Bimba non gli permetterebbe di farla senza bagnarsi.

Insomma una pubblictà che insiste sulle differenze tra maschi e femmine sarebbe contro le basilari norme sul trattamento delle differenze di genere. Dire che un maschio è un maschio e una femmina è una femmina è oggi un concetto aberrante, deve essere censurato.

Due casi di pubblictà tranquillizzante, per genitori che possono contare sull'aiuto delle più evulute tecniche e su imprese che pensano a loro e gli accompagnano nel difficile lavoro di tirar su figli. Lo studio della genetica e dei materiali al servizio del benessere e di una vita migliore; serietà svizzera e sostenibiltà aziendale sono poi valori aggiunti non trascurabili.