mercoledì 16 aprile 2008

Lista pazza, idea pazza

Egregio Direttore,
passata l'abbuffata elettorale e digerite le delusioni (lista pazza allo zero virgola) e le soddisfazioni (soprattutto l'idea di non vedere più Boselli in mezzo al "panino" nei telegiornali), Le scrivo per ringraziarlLa anch'io per l'idea pazza della moratoria sull'aborto.
In questi due giorni immagino che siano stati molti a ricordarLe "te l'avevo detto" (ad esempio Michele Brambilla su Il Giornale di oggi) e che sia dura reggere tante affettuose pacche sulle spalle da parte di coloro che, pur sostenendo l'idea pazza, avevano gufato, magari anche bonariamente, contro la lista pazza.
Io non mi aggiungo a questi (anche perché la lista pazza l'ho votata) e non saprei dire se è stato un errore o meno. In realtà non credo nemmeno sia importante.
Le chiedo solo di non fermarsi a questo, al presunto errore della lista, ma di ripartire da tutto quello che è comparso sul Suo giornale in questi ultimi mesi, dalla mole di testimonianze e dalla speranza che in molti ha suscitato l'idea pazza.
Per la politica, invece, forse si può iniziare a chieder conto dell'aiuto e dell'appoggio che in molti hanno promesso alla moratoria pur non condividendo o osteggiando la lista. Le elezioni le hanno vinte loro, hanno il potere, hanno un bel po' di spazio nei media, che inizino a esercitarlo in nome di tali promesse (sempre il buon Brambilla). Da questo si riconoscono gli amici: non dalle pacche sulle spalle, ma da quanto si sporcano le mani. Io, per quel poco che posso, La sosterrò adesso più di prima, leggendo e diffondendo Il Foglio e ascoltando le parole di Benedetto XVI, l'unico al mondo d'oggi che riesce a guardare alla realtà nella sua interezza, senza perdere pezzi, perché usa la ragione e non la separa schizofrenicamente dall'affettività.
Lettera inviata a Il Foglio il 16 aprile 2008, non pubblicata.

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